Se non avesse voluto seguire suo fratello Luca in palestra quando aveva solo 10 anni, forse oggi Andrea Pastore farebbe il pizzaiolo.

«Abbiamo, con mio padre, una locale a Latina Scalo. Si chiama A' Pazziella. Seguiamo le regole della pizza napoletane, con la Margherita che la fa da regina. L'estate mi metto davanti al forno a legna. Aiuto e mi diverto».

Classe 1994, nato e cresciuto nella città pontina, Andrea Pastore si è allontanato da casa questa estate per accettare l'offerta della Bakery Piacenza.
«Avevo già giocato a Giulianova in B2, ma tutta la mia storia cestistica era stata legata a Latina. Prima la Smg poi il passaggio alla Benacquista. A giugno mi ha cercato Piacenza. Ho accettato, ma quando sono salito al Nord mi sono un po' sentito come Totò quando con Peppino va a Milano. Ci ho messo ad ambientarmi, a capire la città e la sua gente. Però ora tutto va nel verso giusto e sono felicissimo di essere qui e spero di restarci».

FORNO.

Intanto però la pizza l'ha preparata ai suoi compagni. «A casa, con il forno elettrico. Loro hanno detto che era fantastica ma questa estate se verranno a Latina capiranno che quella che preparo nella pizzeria di famiglia è un'altra cosa».

Intanto ha insaccato 18 punti decisivi per la vittoria contro Ferrara. «Era importantissimo vincere e ci siamo riusciti. Siamo in una strana situazione di classifica. Abbastanza tranquilli se guardiamo il basso: salvarci è il primo obiettivo. Certo, guardando in alto un pensierino ai play off lo facciamo di sicuro».

Nato come attaccante, Andrea si è trasformato anche in difensore. «Da giovane fare canestro era la mia caratteristica principale. Poi con l'andare del tempo ho messo la difesa nel mio bagaglio, e qui a Piacenza ho dovuto tirarla fuori perché ho in campo due stranieri, Marques Green e Alan Voskuil, che gestiscono la maggioranza dei palloni in fase offensiva. Io devo farmi trovare pronto e all'occorrenza, come domenica contro Ferrara, metterla dentro». Pensare che se non avesse seguito il fratello Luca il suo destino sportivo sarebbe stato diverso. «Nasco come calciatore. Ho giocato in porta fino a 10 anni. Poi ho seguito Luca. Mamma e papà si erano separati quando ero piccolo e mio fratello è stato il mio mito». Luca però poi ha smesso. «Era bravo, ma finito il ciclo delle giovanili ha chiuso con il basket». Andrea invece va avanti e coltiva un sogno. «La serie A. Sembrerò banale ma voglio provare ad arrivarci». Magari con il tifo di una persona speciale. «Stefania, la mia fidanzata. Ci conosciamo da quando facevamo le medie. Poi ci eravamo persi di vista. Due anni fa i nostri sguardi si sono di nuovo incrociati e oggi niente può dividerci».

Fabrizio Fabbri, Corriere dello Sport edizione nazionale, 30/01/2019