Il momento della sosta in una campionato è esattamente come quando si osserva il bicchiere e lo si vede o mezzo pieno o mezzo vuoto. Diventa utile o dannosa ma tutto ciò dipende sempre dal punto di osservazione da cui la si guarda. Natale Politi, responsabile dell’Area Tecnica della Pallacanestro Piacentina, ama parlare poco ma quando lo fa non è uomo da frasi fatte o da slogan triti e ritriti. Per lui l’alibi della pausa è “una scusa per i deboli. E inutile infatti accampare alibi quando è chiaro a tutti dall’inizio della stagione che a cavallo delle festività c’è una pausa e come tale bisogna rispettarla ed anche programmarsi per lavorare al meglio”. Ed è quello che state facendo? “Dopo la vittorie di Cento abbiamo concesso ai ragazzi, che se la meritavano, una giornata in più di riposo e dal 27 abbiamo ripreso con doppi allenamenti perché riteniamo che questo sia il momento migliore per mettere fieno in cascina per tutto il resto della stagione”. La pausa serve certamente per fare una prima analisi della stagione Bakery. Come la giudica? “L’equilibrio tra vinte e perse (6-6) ci mette in condizione di essere in linea con le attese considerando che eravamo una squadra completamente nuova o quasi e che all’inizio della stagione abbiamo avuto l’infortunio di Rombaldoni che ci ha obiettivamente costretto ad allungare i tempi di costruzione della squadra. Il fatto che siamo in crescita è in linea con le potenzialità di questa squadra”. L’inserimento di Gasparin ha rappresentato la svolta a livello statistico (con lui 4 vittorie e 1 sconfitta), lo è stato anche nella chimica della squadra? “In buona parte si ma la squadra era già in grande crescita. Siamo andati sul mercato pensando che “Gas” fosse il ragazzo perfetto per noi, non solamente per andare a comprare qualcuno. Grazie a lui abbiamo avuto maggiori rotazioni permettendo anche a Zampolli di essere più terminale offensivo rispetto a costruttore di gioco. Siamo stati bravi e fortunati ma la squadra era in chiara crescita”. Quale è stato il momento più difficile fino ad ora della stagione? “La sconfitta di Castelfiorentino. Venivamo dalla vittoria netta in casa dell’allora capolista Cecina e pensavamo di essere sulla strada giusta, invece la sconfitta di Castelfiorentino soprattutto per il modo in cui si determinò ci fece capire che ancora non c’eravamo. In quel caso credo che ci fosse stata troppo euforia derivante dalla vittoria di Cecina che noi per primi non riuscimmo a considerarla come un pericolo vero e proprio”. E il momento della svolta? “Si tratta di una sconfitta ma le sensazioni furono nettamente positive. Perdemmo a Tortona contro la capolista per tre punti giocando una super partita che perdemmo solamente per una mancanza di tranquillità che in quel momento non potevamo avere. Mancammo i tiri decisivi ma l’aspetto difensivo e la voglia di giocare di squadra diventarono decisivi da li in poi”. Ora quale è l’obiettivo della Bakery? “Quello di allenarsi duramente per cercare di migliorarsi sempre. Solo cosi i risultati possono venire ed essere la conseguenza di quello che accade in allenamento. In questo modo sono certo che le vittorie in futuro saranno maggiori delle sconfitte”. Una vita nel basket, ma mai come dirigente. Come è la “prima volta”? “Interessante e molto composita. Rispetto a quando ero giocatore hai una prospettiva molto più ampia di considerazioni da fare mentre da giocatore ti interessava solamente te stesso e il rettangolo di gioco. Comunque mi piace mi trovo in una ambiente che ha voglia di fare e di crescere a cui spero di poter dare il mio contributo”. Come giocatore eri considerato un elemento difficile da “gestire”. Se avessi un Politi in squadra adesso come ti comporteresti da dirigente? “Domanda complessa..., certamente avrei avuto problemi nella gestione del giocatore ma alla fine il fatto di considerarlo un elemento in grado di “fare spogliatoio” mi avrebbe dato una mano nel sopportarlo”. Sabato si riparte con la fine del girone di andata. Piacenza ospiterà Alessandria con palla a due alle ore 21.00